La diga del Gleno, sentiero semplice nella storia
Questo fu’ il luogo di una tragedia. Ci troviamo in Lombardia, in un angolo della val di Scalve dove storia e natura si fondono.
Il crollo della diga del Gleno segnò per sempre il passato della valle. Ora, i resti di questa immensa tragedia, rappresentano la porta d’ingresso in un paesaggio completamente incontaminato e fiabesco.
Un breve sentiero dà la possibilità di immergersi in questo contesto suggestivo, che ha molto da raccontare.
La storia della diga del Gleno in val di Scalve
La storia che riguarda la diga e il suo crollo è lunga e complicata, cercheremo di farvi un riassunto dei punti più rilevanti, che hanno portato al disastro.
Tutto ha inizio dalla fine. Sono passate da poco le 7 di mattina del 1° dicembre 1923 quando il guardiano esce per il consueto giro di perlustrazione.
È esattamente a metà del suo percorso quando sente un forte boato, girandosi verso la diga vede un masso staccarsi e crollare verso valle.
Una profonda crepa solca l’enorme muro, la diga del Gleno è al collasso, è solo questioni di istanti.
Il guardiano corre per mettersi al riparo e avvisare a valle, ma è troppo tardi. La diga collassa su sé stessa permettendo a 6 milioni di metri cubi d’acqua di correre a valle.
Il primo paese colpito fu Bueggio. I suoi abitanti, poco prima dell’arrivo dello tsunami d’acqua, sentirono un forte vento gelido. Una piccola avvisaglia, generata dallo spostamento d’aria causato dall’acqua, che annunciava la fine.
Lo “tsunami” travolse tutto ciò che incontro lungo il suo percorso, non lasciando scampo a niente e nessuno.
La corsa dell’acqua terminò nel lago d’Iseo, che raggiunse in soli 45 minuti.
La diga del Gleno fu commissionata dalla famiglia Viganò con un solo obbiettivo, la produzione di energia elettrica.
Ma fu dal momento della realizzazione che la diga iniziò ad avere problemi. Alcuni sostenevano che i materiali utilizzati non erano adatti, come il terreno su cui si stava realizzando.
Inoltre in corso d’opera, a causa della morte dell’architetto, fu cambiato il progetto senza autorizzazione, passando da una diga a gravità ad una mista ad archi.
A questi errori si unisce un’ulteriore teoria, dove si sostiene che il crollo avvenne in seguito ad un attentato anarchico.
L’insieme di questi elementi preannunciarono l’enorme disastro.
Pianezza, la partenza del sentiero per la diga del Gleno
Ci troviamo nella piccola frazione di Pianezza, a Vilminore di Scalve in provincia di Bergamo.
Nel periodo di bassa stagione è possibile raggiungere la località in auto. Un comodo parcheggio si trova a lato della chiesa (46.000649, 10.083014), a pochi metri dalla partenza del sentiero.
Ma attenzione! Nel periodo estivo è previsto un servizio di bus-navetta a pagamento, che collega Vilminore alla frazione di Pianezza.
Generalmente è attivo da giugno a settembre nei week end e tutti i giorni nel mese di agosto. Durante il periodo di attività della navetta la strada rimane chiusa al traffico automobilistico.
Prima di partire controllate sul sito ufficiale gli orari e le date del servizio del bus.
Il sentiero verso i resti della diga del Gleno
Il sentiero che conduce alla diga ha inizio esattamente dal parcheggio della chiesa di Pianezza, a lato della fontana.
Le indicazioni vi condurranno attraverso una stretta via, caratterizzata da vecchie case in pietra, prima di proseguire in leggera salita lungo una mulattiera.
Il percorso, ampio e ben battuto, si affaccia sulla valle sottostante. È qui che si può avvistare il piccolo comune di Bueggio, il primo che fu colpito dall’inondazione.
Superato questo tratto ci si immerge nel bosco, dove la pendenza del sentiero si fa molto più marcata. Un serie di tornati vi permette di salire di quota raggiungendo i 1500 m, non concedendo molte pause.
Ecco che finalmente, dopo i primi 30 minuti, è possibile riprendere fiato.
Infatti da questo punto il percorso cambia completamente. Potete trovare qui i dettagli del sentiero.
Gli alberi diventano sempre più radi e la vista si apre nuovamente sulle montagne circostanti. Il sentiero diventa pressoché pianeggiante fino al raggiungimento della diga, un vero sollievo.
È qui che, a lato del sentiero, hanno inizio numerosi pannelli informativi, con immagini che ritraggono la diga prima e dopo il disastro. Soffermandosi sulle fotografie si può capire l’immensità del danno e il peso di ciò che è avvenuto.
Dopo una decina di minuti ecco che in lontananza compaiono i resti della diga. Già da questo punto è possibile percepire la drammaticità del luogo.
Dopo l’ultimo tratto, il più bello e scenografico, scavato nella roccia si giunge ai piedi della diga.
La nostra esperienza
È una calda giornata di metà maggio quando decidiamo di avventurarci alla scoperta di questa valle, che da molto ci affascina ed incuriosisce anche per la sua storia.
Raggiungiamo il parcheggio di Pianezza, con la nostra auto, a metà mattina.
Pianezza è una piccola frazione di Vilminore di Scalve, composta da qualche casetta in sassi, dove il tempo sembra essersi fermato. Siamo solo noi immersi nel totale silenzio di un paese che sembra essere fantasma.
Attraversiamo in silenzio il nucleo abitato camminando sulla strada battuta che prosegue oltre le case e si affacciata sulla valle sottostante. È qui che ci soffermiamo a guardare il piccolo comune di Bueggio, immaginando quell’enorme tsunami schiantarsi contro le abitazioni, distruggendo tutto ciò che incontrò sul suo percorso.
Un’immagine che al solo pensiero ci fa rabbrividire.
Dopo qualche minuto con la pelle d’oca sulle braccia, riprendiamo il sentiero che inizia ad immergersi nel bosco. Prima di un bivio dei pannelli informativi mostrano le specie che abitano l’area, ma è un animale in particolare che attira la nostra attenzione.
L’immagine di un orso, che tempo fa era giunto fino qui. Ci guardiamo perplessi con un unico pensiero “Non si sarà riprodotto in quest’area vero?”
Dubbiosi continuiamo il percorso ignari di quello che da lì a poco ci avrebbe atteso.
Camminiamo, il fiato viene a mancare e le gambe diventano sempre più pesanti. Siamo fuori allenamento pensiamo tra noi.
Solo successivamente realizziamo che il dislivello dell’intero sentiero è concentrato qui. In 20 minuti raggiungiamo i 1500 metri di Altitudine, conquistando così il quasi totale dislivello del sentiero.
Il paesaggio si apre nuovamente, e la vista corre sempre più in profondità all’interno della valle.
Rimaniamo affascianti dal contesto in cui ci troviamo, nonostante l’ultimo paese non sia lontano dai noi, ci sentiamo isolati in un ambiente selvaggio.
Ecco che in lontananza compare parte della diga rimasta intatta, vista da qui l’imponenza non è ancora percepibile. Solo dopo 20 minuti, giunti esattamente nel punto di rottura ci rendiamo conto della sua grandezza.
È possibile vedere ancora le crepe che corrono lungo il muro, come se da un momento all’altro potesse crollare verso valle una nuova parte di diga.
Qualcosa però ci distrae. Giunti esattamente nel punto esatto in cui la diga collassò, un vento gelido, che fino a poco fa era assente, inizia a soffiare.
Una sensazione davvero particolare ci pervade, perché ha iniziato esattamente in questo punto? Un caso?
Non per Daniele.
Decidiamo di spostarci da lì, continuiamo il sentiero che entra nella valle alle spalle della diga, dove è presente ormai solo un piccolo laghetto.
Percorriamo il lato sinistro del lago accompagnati ancora una volta da un forte vento. In 5 minuti raggiungiamo un piccolo baracchino che nel periodo estivo vende bibite panini. Anche se ora è chiuso decidiamo di fare una sosta qui per mangiare prima di ripartire.
Ma la nostra avventura non è finita, prima di tornare indietro raggiungiamo un punto panoramico a fondo valle. Da qui si ha un’immagine completa della diga riflessa nel piccolo laghetto. Un ambiente davvero suggestivo nonostante la triste storia.
prezzi ed informazioni utili
i costi dell'escursione
Navetta: 4 euro
L’escursione alla diga del Gleno è completamente gratuita.
L’unico costo nei mesi estivi sarà il biglietto della navetta, necessario per raggiungere pianezza
dettagli del percorso
Cosa portare con voi
Se come noi decidete di percorrere il sentiero durante la mezza stagione consigliamo di portare con voi:
- Scarpe da trekking
- Felpa pesante
- Pranzo al sacco ( in settimana il piccolo bar è chiuso)
Essendo un sentiero breve e non troppo complesso non ha bisogno di una preparazione e attrezzatura particolare
Se amate escursioni come questa, immersi in un contesto naturale incredibile, non potete perdere il sentiero nella valle di Predarossa.
Qui vi sembrera di essere catapultati nel Gran Canyon, troverete cavalli che corrono liberi e fiumi sinuosi che taglino verdi prati.